PAESE POVERO Nonostante la cessazione del millenario regime monarchico nel 1974 e la successiva istituzione di uno Stato repubblicano ispirato a principi socialisti l'Etiopia non è riuscita a perseguire quello sviluppo economico e sociale che era stato alla base della svolta politica.
Essa rimane uno dei Paesi più poveri del mondo. Le già estremamente precarie condizioni economiche sono state fortemente aggravate dal logorante conflitto con la Somalia e dalla non meno sanguinosa guerriglia che ha interessato varie regioni dell'Etiopia, ma che soprattutto ha opposto l'Eritrea al deposto governo centrale, responsabile, tra tra l'altro, di aver investito nel settore bellico la gran parte delle entrate del bilancio statale.
MINACCIA SECESSIONE
La minacciata secessione dell'Eritrea pregiudica fra l'altro l'assetto geo-economico del Paese, in quanto, oltre a essere la regione più ricca e sviluppata (in buona misura ciò anche per merito dell'attiva presenza italiana), occupa l'intera fascia costiera etiopica,privando così dello sbocco al mare i più importanti assi commerciali dello Stato. Una soluzione al problema è stata prefigurata nell'incontro di Londra (luglio 1991) con la proposta di creare un “corridoio”che permetta all'Etiopia l'accesso al mare. Comunque il perdurare di una situazione di conflittualità e la persistente siccità hanno costretto oltre oltre 1,5 milioni di Etiopici a lasciare i loro villaggi e a spostarsi in altre zone.
PAESE AGRICOLO PASTORALE
La siccità ha reso vani gli sforzi del governo soprattutto nel settore agricolo: l'Etiopia è tuttora un paese agricolo-pastorale in cui prevalgono il nomadismo e le colture di pura sussistenza. Per il suo sviluppo si rende necessaria l'abolizione dei preesistenti rapporti di produzione di tipo feudale; la riforma fondiaria, con la nazionalizzazione delle terre, ha decretato l'esproprio dei latifondi e l'assegnazione alle famiglie contadine dei piccoli appezzamenti di terreno appositamente ripartiti.
FALLIMENTO DELLE COOpERATIVE AGRICOLE
Ciò avrebbe dovuto da un lato dare nuovi incentivi ai piccoli coltivatori diretti, dall'altro portare alla creazione delle cooperative agricole. Invece hanno prevalso i retaggi di un conservatorismo che per secoli, sino ai giorni nostri, non è mai stato toccato da spinte innovatrici, nemmeno da quella che, pur con tutti i suoi aspetti negativi, ha indotto il colonialismo in altri Paesi africani a porre le basi di un'economia commerciale più aperta nei confronti del mondo esterno, o al limite semplicemente a realizzare nuove vie di comunicazione. Così i vari appelli governativi a istituire strutture economiche diverse da quelle tradizionali e in particolare a creare delle cooperative agricole hanno trovato scarsa eco in una popolazione contadina piuttosto apatica e assillata dal problema della pura sopravvivenza, generalmente assicurata solo attraverso gli aiuti internazionali. D'altra parte ben pochi progressi economici si possono conseguire in un paese che, oltre a una cronica sottoalimentazione,
SANITA E ISTRUZIONE
sono stati pertanto, obiettivi primari del passato governo.
In parte, tuttavia, le difficoltà dell'Etiopia sono imputabili anche a fattori organizzativi, in quanto le possibilità oggettive del paese sono notevoli. Esso dispone di condizioni naturali favorevoli, con ambienti diversi, che permettono forme varie di sfruttamento del suolo; rilevantissimo è il potenziale idrico, da destinare sia alla produzione di energia elettrica sia all'irrigazione di nuovi comprensori agricoli; la presenza di vaste aree a prato e a pascolo permanente consentirebbe di incrementare l'allevamento del bestiame; varia è anche la ricchezza forestale inadeguatamente sfruttata.
redazione Aemme Viaggi