CHEREN sapore d'Italia in ERITREA

Spirito italiano nella storia d'Eritrea. 18eri

CHEREN sapore d'Italia in ERITREA
Keren, 90 chilometri da Asmara.
La prima impressione è di trovarsi in un paese del Sud Italia con vicoli, le rotonde, il mercato, incontrando signori in turbante che conducono il cammello e ragazzini con le magliette da calcio che si accertano che conosciamo Totti e Balotelli. 

Un pezzo forte della città è il mercato del lunedì. Un fiume coloratissimo di centinaia di persone che si riversano sul greto secco dove, anziché l’acqua, scorrono mercanzie locali, frutta, verdura, tessuti, immancabili magliette “cinesi” e, naturalmente, commercio di cammelli.

Qui si parlano molte lingue, bileno, tigrino, tigrè, inglese, arabo e, qualche volta, un po’ d’italiano.  La popolazione è in parte cristiana, in parte musulmana, divisione simbolicamente rappresentata  dalla presenza di Chiesa e Moschea.

In centro, sotto il porticato, costruito dagli italiani, molte botteghe, laboratori di orafi e sarti. Dove oggi c’è la stazione delle corriere un tempo arrivava la ferrovia. Esiste ancora la vecchia pensilina liberty e il bar decorato con trompe l’oil,  che induce nell'osservatore l'illusione di stare guardando oggetti reali e tridimensionali, diventati d’epoca.

Poco distante, un po’ in collina, il santuario della Madonna nera del baobab dove vivevano, coltivando e pregando, le Figlie della Carità devote a Maria e che la Madonna nera era stata donata dal vescovo di Parigi per il santuario, poi sistemata nel baobab per aver salvato due soldati italiani che vi si erano rifugiati, nel 1941, durante l’ultimo conflitto. Ancora oggi è meta di pellegrinaggi.
 
Qui si trova il cimitero con gli ascari e gli italiani uccisi dagli inglesi nel 1941, da visitare, per capire per riflettere.  
Sul cancello la scritta: “Eroi”. 
Molti dettagli sulla morte dei nostri con tanto di nome e cognome mentre sulle tombe degli eritrei c’è scritto solo “ascaro”.
Si nota la targa con la frase, spesso citata, del barone Guillet* il Lowrence d'Arabia italiano:
“Gli eritrei furono splendidi. Tutto quel che potremo fare per l’Eritrea non sarà mai quanto l’Eritrea ha fatto per noi”.

Eritrea: una nazione che sta cambiando pelle.  Le sue usanze, le sue tradizioni, le aspirazioni della sua società, la piu giovane in particolare, saranno la base per catturare un futuro migliore.

La battaglia di Cheren fu una delle più cruente della seconda guerra mondiale, con circa dodicimila morti e oltre ventunomila feriti da parte italiana contro i soli seimila morti britannici. 

* Il Barone veniva chiamato «Lawrence d'Arabia ma non aveva un becco d'un quattrino, non aveva il sostegno di nessun impero e di nessuna forza politica.
A differenza di molti dei suoi pari trattava i soldati indigeni con dignità e rispetto, dando loro massima responsabilità e la possibilità di mantenere e curare i rispettivi usi e costumi.

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