L'Eritrea è un paese povero, con un'economia basata principalmente su un'agricoltura di sussistenza, che spesso fa ricorso al traino animale.
Nel periodo 2008-2012 il paese ha ricevuto una media 7.400 tonnellate di aiuti alimentari internazionali all'anno.
Dati del 2012 dicono che il 61,3 per cento della popolazione è sotto nutrita e il 69 per cento vive sotto la soglia della povertà.
Agricoltura
Il settore agricolo, circa il 5% del territorio, è coltivabile e contribuisce per il 14,5 % alla formazione del Prodotto interno lordo.
I cereali asciutti (sorgo, miglio, grano e mais) rappresentano i due terzi circa della produzione, le colture commerciali principali, anch'esse coltivate in seccagno, cioè senza l’utilizzo dell’irrigazione, sono le oleifere (arachide, sesamo e lino) e le leguminose da granella.
Esistono anche piantagioni di banane, di agrumi e di ortaggi (patate, pomodori, peperoni e cipolle) irrigate con acqua di pozzo.
Allevamento
L'allevamento è praticato secondo sistemi pastorali e agro pastorali.
Pesca
E' relativamente sviluppata la pesca.
Le acque del Mar Rosso ospitano circa 1.000 specie che comprendono dentici, cernie, sgombri, barracuda, tonni, triglie, squali, gamberi, aragoste.
Industria
Le poche industrie presenti nel paese sono situate prevalentemente nella capitale Asmara.
La bilancia commerciale è passiva. L'Eritrea deve importare praticamente tutto: combustibili, macchinari, manufatti, alimenti e l'Italia è in questo senso il secondo partner commerciale dopo l'Arabia Saudita.
Importanti giacimenti di potassio, oro, ferro e petrolio e altri minerali sono in corso di sfruttamento intensivo.
La ripresa economica rimane comunque fortemente pregiudicata dalla corruzione dilagante e dal mercato nero.